Il vero desiderio

Su ali d'aquila

Domenica 25 giugno 2023 • IV Domenica dopo Pentecoste


Viviamo un tempo dove sempre che dobbiamo soddisfare ogni desiderio. Sembra che siamo sempre insoddisfatti, pronti sempre a prendercela con qualcuno o qualche situazione. Sembra che dobbiamo raggiungere sempre obiettivi oltre di noi, oltre anche le nostre possibilità. Dal mangiare al bere, ai piaceri della vita… sembra che niente deve mancare, per paura di essere incasellati nella cornice di chi viene definito fuori moda, fuori da questo tempo, retrogrado,…. In tutta questa ricerca, però, ci domandiamo: dove è la tua, la nostra vita? Sembra che siamo sempre in acque agitate, e mai in acque che ci danno calma, pace, serenità.

La Parola di questa domenica ci invita a educare il nostro desiderio. L’uomo vive del desiderio, vive di sogni, di stelle che indicano l’orizzonte del suo cammino. Se non ci fosse il desiderio saremmo morti. C’è però una osservazione lampante che la Parola in questa domenica ci dona: il rischio che ogni uomo vive e ha vissuto è quello di assolutizzare il proprio desiderio, di chiudersi dentro ad esso. L’assolutizzazione del desiderio può portare a immagini sfigurate di esso e può portare anche noi a deturpare l’immagine dell’altro che ho accanto a me. Non solo. L’assolutizzazione del desiderio ci porta a non cogliere ciò che è importante, ciò che conta. E quando qualcuno tende a educarlo, diventiamo aggressivi, arrabbiati, perché ci sentiamo strappati da ciò che ci fa comodo. E il primo da cui ci allontaniamo è Dio. La mancanza o la crisi della fede dell’occidente è simile per certi versi alla crisi degli uomini al tempo di Noè: nel loro piacere hanno perso una strada e un orientamento della vita, vedendo Dio come un peso, e non come il vero alleato della vita. Il piacere dura un momento, un istante… e dopo di esso come ci sentiamo? Ci sentiamo vuoti, persi, ci sentiamo senza qualcuno accanto. Ecco perché Dio e colui che con sapienza ci mette accanto nella verità sono alleati. Il vero alleato della nostra vita è Colui che non la condiscende nei suoi errori, ma che la invita sempre a tornare alla vocazione di essere una vita viva, una vita cioè aperta sempre all’altro e alle provocazioni. Questo vale per il personale, ma anche per il vissuto della comunità. Una comunità adulta o giovane che non si apre alla Chiesa e alla sua universalità non vive il cammino della Chiesa, non vive il cammino che Dio chiede all’uomo, e cioè una apertura alla vita a trecentosessanta gradi.

La Parola quindi diventa per noi tutti un forte ammonimento a scorgere le chiusure interiori che anche come comunità viviamo, cercando invece di orientare il cammino secondo lo Spirito che il Figlio Gesù ci ha donato. Ed è nel suo Spirito che il nostro cammino può tornare vivo, perché è in lui e Lui la pienezza della vita dell’uomo. Pienezza che ci ricorda che la nostra vita sarà veramente viva non per le tante cose che abbiamo fatto, ma come le abbiamo vissute: per il piacere di vivere, o per un desiderio di vita che è aperto a tutti e aperto anche sempre a nuove sfide. Tutto oggi possiamo avere, ma un domani l’unica cosa che avremo è il legame con Cristo e in lui si rivelerà quanto la nostra vita è stata una vera fraternità umana aperta all’uomo, quale rivelazione piena del volto di Dio.

Camminate secondo lo Spirito! L’invito di Paolo diventi una nuova marcia perché la vita della nostra comunità e dei suoi membri sia veramente una vita di Chiesa, sia veramente una vita secondo il cuore di Dio, il vero cuore dell’uomo.
 

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